Washington DC, National Mall, World War II Memorial, the Monument and Capitol Building
Con la promulgazione dei “Principi di Washington” sono state poste le basi affinché i singoli stati possano disporre di norme comuni per impedire la circolazione delle opere d’arte trafugate a cominciare dall’arte confiscata dai nazisti nel corso del II° conflitto mondiale.
di Stefania Sardano – Avvocato, esperto in diritto dell’arte
Come è stato riportato dalla stampa, soprattutto specializzata, ricorre quest’anno un anniversario legato alla vicenda delle opere d’arte trafugate durante la seconda guerra mondiale. Cade infatti proprio quest’anno il 25° anniversario dei c.d. “Principi di Washington”. Si tratta di quell’importante accordo internazionale siglato nel 1998 con cui 44 Stati firmatari (tra cui l’Italia) si sono impegnati a restituire ogni opera d’arte di cui è dimostrata la confisca nazista negli anni dal 1933 al 1945 a famiglie, in particolare ebree, vittime di una illegittima ed ingiusta spogliazione.
Ricordo, come del resto già sottolineato dalla scrivente in altri interventi di questa rassegna sul diritto dell’arte pubblicata da Tutele Patrimoniali, come il processo di restituzione delle opere trafugate, nonostante l’importante contributo fornito dai reparti specializzati dell’esercito americano e inglese e da personalità di spicco che emersero durante e dopo il conflitto (al riguardo è in corso una splendida mostra alle Scuderie del Quirinale di Roma intitolata ”Arte Liberata -1937-1947- capolavori salvati dalla guerra”), sia stata un’impresa difficile ed a tutt’oggi in atto.
Le difficoltà emersero, in particolare, anche a causa di un vistoso vuoto normativo e dalla mancanza di una legislazione uniforme che si fece sentire soprattutto negli anni successivi al conflitto mondiale ed in conseguenza dei molteplici passaggi di proprietà che, nel tempo, le ignare opere d’arte subirono. Ed invero, benché esistano diverse convenzioni siglate dai vari Paesi, quali la Convenzione UNESCO del 1970 (sul trasferimento illecito dei beni culturali) e la Convenzione UNIDROIT del 1995 (anch’essa sul trasferimento illecito dei beni che però restringe il campo alla restituzione per via del termine prescrizionale di 50 anni) per lungo tempo pochi governi, musei o case d’aste, hanno onorato i patti dovendosi fare affidamento dunque esclusivamente alla buona volontà del singolo Stato o singolo museo.
Arte confiscata dai nazisti. Gli 11 “Principi di Washington” consolidano una coscienza comune, in merito al problema del trafugamento delle opere d’arte e la loro circolazione.
Ma concretamente si può dire che qualcosa ha cominciato a muoversi proprio con questi “Principi di Washington”, 11 articoli, qui di seguito riportati, che pur non vincolanti, hanno, sebbene solo gradualmente negli anni, contribuito a far emergere una coscienza morale e giuridica sull’argomento:
I. Le opere d’arte confiscate dal regime nazista e non restituite successivamente dovrebbero essere identificate.
II. I dati e gli archivi rilevanti dovrebbero essere accessibili ai ricercatori, in conformità alle direttive del Consiglio internazionale degli archivi.
III. Risorse e personale dovrebbero essere messi a disposizione per facilitare l’identificazione delle opere d’arte confiscate dal regime nazista e non restituite successivamente.
IV. Nell’ambito dell’individuazione di opere d’arte confiscate dal regime nazista e non restituite successivamente, occorre tenere conto delle inevitabili lacune o ambiguità inerenti alla loro provenienza, considerati il tempo trascorso e le particolari circostanze legate all’Olocausto.
V. Vanno intrapresi sforzi per rendere pubbliche le opere d’arte confiscate dal regime nazista e non restituite successivamente e reperire i proprietari dell’anteguerra o i loro eredi.
VI. Vanno intrapresi sforzi per elaborare un registro centrale d’informazioni in merito.
VII. I proprietari dell’anteguerra o i loro eredi vanno incoraggiati ad annunciarsi e a rendere note le proprie rivendicazioni riguardo a opere d’arte confiscate dal regime nazista e non restituite successivamente.
VIII. Se i proprietari dell’anteguerra o gli eredi di un’opera d’arte confiscata dal regime nazista e non restituita successivamente possono essere identificati, dovrebbero essere tempestivamente intraprese delle misure per proporre una soluzione giusta ed equa, tenendo in debita considerazione che, a dipendenza del caso specifico, essa può variare.
IX. Se i proprietari dell’anteguerra o gli eredi di un’opera d’arte confiscata dal regime nazista non possono essere identificati, dovrebbero essere tempestivamente intraprese delle misure per proporre una soluzione giusta ed equa.
X. Le commissioni e gli altri organi istituiti per identificare le opere d’arte confiscate dal regime nazista e per trattare le questioni concernenti il diritto di proprietà dovrebbero essere composti in modo equilibrato.
XI. Le nazioni vanno sollecitate a elaborare processi nazionali che consentano di attuare questi principi, soprattutto se sono legati a meccanismi alternativi per risolvere questioni riguardanti il diritto di proprietà. (vds. Originale in inglese. Washington Conference Principles on Nazi-Confiscated Art)
Dello stesso autore, sull’argomento dell’ arte confiscata dai nazisti, segnaliamo:
E’ solo dopo il 1998 che la Germania, nel 2008, ha istituito un’agenzia di ricerca storica volta alla restituzione ai legittimi proprietari delle opere trafugate. Ed ancora, è con la Conferenza di Praga del 2009 e con la Terezin Declaration 2009 che vengono esplicitamente richiamati i principi di Washington per la restituzione delle opere d’arte alle famiglie vittime dell’Olocausto. Non sono tuttavia mancati, né mancano in oggi, i contenziosi tra le famiglie che rivendicano la proprietà delle opere e le case d’aste od i musei che ne sono in qualche modo venuti in possesso.
E’ un argomento, questo, che richiederebbe davvero un solo capitolo a parte, vorrei peraltro citare un primo clamoroso caso di rivendicazione che ha riguardato il dipinto ”Ritratto di Adele Bloch Bauer” di Gustav Klint e che ha ispirato il bel film “The Woman in Gold” il quale ripercorre la lunga e complessa vicenda giudiziaria della restituzione di questo celebre dipinto alla signora Adele Altman, nipote di Adele. Il dipinto oggi è esposto alla Neue Galerie di New York di proprietà della famiglia Lauder.
Altri importanti contenziosi, solo per citarne alcuni, per anni hanno coinvolto una “Ninfea” di Claude Monet, restituita poi dal Governo Francese alla famiglia Rosenberg, il “Paesaggio ad Attersee” di Gustav Klimt, dipinto restituito dal Governo austriaco agli eredi della famiglia ebrea viennese a cui apparteneva, la “Santa Caterina di Alessandria” di Bernardo Strozzi, restituita all’erede signora Philippa Calnan, il “Battesimo di Cristo” di El Greco restituito, dopo una lunga causa, dal governo ungherese alla famiglia Herzog che lo rivendicava.
Vi sono poi i dipinti ed altri oggetti d’arte della ricca collezione del banchiere tedesco Fritz Gutmann che, grazie alla tenacia del nipote Simon, sono stati in parte rintracciati e restituiti alla famiglia. Tra le diverse opere venne restituito alla famiglia Gutmann (oggi Goodman) il “Ritratto di giovane uomo su sfondo verde” di Hans Baldung Grien, ma solo dopo una lunga ed estenuante trattativa con la Rudgers University e lo Zimmerli Art Museum.
Arte confiscata dai nazisti. I mercanti d’arte ebbero un ruolo chiave nella dispersione di migliaia di opere, ai nostri giorni oggetto di difficili contenziosi e tentativi di recupero.
Nel panorama dei trafugamenti, che furono appunto a monte della programmata e meticolosa spogliazione, va poi sottolineato il ruolo decisivo che ebbero i mercanti d’arte senza scrupoli al soldo del regime nazista e, tra questi, per citarne solo alcuni, i più noti Hans Posse, Karl Haberstock e Hildebrand Gurlitt i quali rintracciavano i più importanti collezionisti per privarli delle opere che poi rivendevano direttamente (… e saporitamente) a Hitler o a Hermann Goring. Questi avidi mercanti contribuirono pesantemente e gravemente nel processo di dispersione delle collezioni d’arte e tante opere che si credevano di fatto andate distrutte, sono state infine rintracciate solo dopo impegnative ricerche, talora oltre oceano o in contesti del tutto casuali ed imprevedibili.
A tale ultimo riguardo non si può non fare cenno al “caso Cornelius Gurlitt”, rimbalzato qualche anno fa sui media, e che riguardava la sconvolgente scoperta in un appartamento di Monaco di Baviera di ben 1.500 opere trafugate dai nazisti durante la guerra. Si trattava di opere per lo più appartenenti al c.d. “arte degenerata”, opere di Chagall, Matisse, Picasso, Kokoschka e molti altri ancora, disprezzate dai nazisti perché ispirate a valori ed estetiche contrarie alle concezioni naziste, opere che addirittura erano state oggetto di una mostra volutamente “denigratoria” tenutasi a Monaco nel 1937.
Ebbene, il padre di Cornelius, Hildebrand Gurlitt, che come detto era noto mercante e gallerista ai tempi del Reich, capì, al di là dell’ideologia politica del momento, il valore che avevano ed avrebbero avuto dopo il conflitto queste opere e decise pertanto di non distruggerle ma requisirle e tenerle per sé insieme ad altre opere di noti old masters, pur dichiarando invece a fine guerra ai reparti americani che erano state distrutte dai bombardamenti alleati su Dresda.
Successivamente alla incredibile scoperta di Monaco sono state avanzate, come prevedibile, le richieste di restituzione da parte delle famiglie a cui le opere erano state sottratte. Tra queste la famiglia del noto gallerista francese Paul Rosenberg che, presso la propria galleria in rue Boétie a Parigi, annoverava dipinti di Picasso, Matisse, Braque e Laurencin, artisti dei quali era anche amico personale. La famiglia Rosenberg in questi anni di contenziosi e trattative si è affidata alla nota società Art Recovery International fondata dall’avvocato Christopher A. Marinello e sta recuperando un grande numero di capolavori.
Ed ancora recentemente, il Tribunale amministrativo di Parigi ha ordinato allo Stato francese di restituire agli eredi del mercante d’arte francese, Ambroise Vollard, due dipinti e due disegni di Paul Gauguin, Pierre August e Paul Cézanne già conservati presso i musei nazionali Musée d’Orsay e Luovre di Parigi. Si tratta, più precisamente, dei dipinti “Veduta marina, Guarnsey” e “Il giudizio di Parigi” di Pierre Auguste Renoir, “Natura morta con mandolino” di Paul Gauguin e “Sotto il bosco” di Paul Cézanne.
Ma l’impegno alla restituzione, in una crescente consapevolezza storica e giuridica, come già rimarcato, sembra trovare sempre maggiore consenso proprio in occasione di questo anniversario dei Principi di Washington a cui hanno dato giusto rilievo anche le due più note case d’asta quali Sotheby’s e Christie’s. A tale ultimo riguardo, è recente la notizia che Sotheby’s di Londra ha messo in asta il dipinto “Murnau mit Kirche II” di Vasilij Kandisky, opera che era stata sottratta dai nazisti alla famiglia Stern e poi restituita nel dopoguerra agli eredi della stessa famiglia i quali, affidando l’opera stessa per la vendita all’asta, intendono destinare parte dei proventi ottenuti al finanziamento di nuove ricerche volte a rintracciare i molti dipinti della importante e ricca collezione e che risultano ancora oggi dispersi.
Anche l’altra nota casa d’aste Christie’s si è fatta, in occasione dell’anniversario, promotrice di una importante iniziativa dal titolo “Reflecting on Restitution” che prevede una serie di eventi, tra cui mostre, ma soprattutto incontri e tavole rotonde in cui esperti del settore saranno impegnati nelle sedi di Amsterdam, Vienna, Berlino, Londra, New York e Tel Aviv nella discussione sul tema della restituzione e dell’importanza di questi …. primi 25 anni dei Principi di Washington.
“tutte le cose belle e mortali passano, ma non l’arte” Leonado da Vinci
Su queste ed altre problematiche, in materia di opere d’arte trafugate ed in particolare in merito all’arte confiscata dai nazisti, i nostri professionisti forniscono assistenza giuridica completa, anche in contenzioso, con particolare esperienza pratica nel recupero di opere in Italia e all’estero.
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