di Stefania Sardano – Avvocato, esperto in Diritto dell’Arte.
(immagine: Firenze, Toscana – Piazza degli Uffizi) .
La vicenda accaduta intorno al dipinto intitolato Vaso di Fiori, opera del pittore fiammingo Jan Van Huysum (1682-1749), ha posto ancora una volta il mondo dell’arte di fronte ad una realtà, per certi versi ancora non del tutta risolta, che apre importanti quesiti su un triste capitolo della storia.
Questo dipinto infatti si aggiunge alla moltitudine di opere che furono trafugate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua sparizione risale al 1944 allorché un soldato della Wehrmacht, di cui si è poi rintracciata l’identità, certo Herbert Stock, lo sottrasse dalla sua collocazione provvisoria, Villa Bossi Pucci di Montespertoli, vicino a Firenze, ove era stato ricoverato provvisoriamente nel 1943 insieme ad altre opere d’arte provenienti dalle raccolte di Palazzo Pitti.
Negli ultimi anni, il governo tedesco si é ripetutamente dichiarato disponibile, al fine di fornire informazioni, ai legittimi proprietari, circa le opere d’arte trafugate durante la guerra…
E’ noto come i territori occupati dalla Germania di Hitler furono assoggettati a vere e proprie razzie di opere d’arte perpetrate, ed efficacemente portate avanti, da reparti specializzati, come quello guidato dalle SS di Alfred Rosenberg (EER Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg). Tali razzie non rispondevano soltanto alle richieste del Furher, desideroso di realizzare il sogno di costruire il più grande museo d’Europa nella città di Linz in Austria, ma rispondevano altresì, e direi soprattutto, alle bramosie di avidi gerarchi nazisti come il federmaresciallo Hermann Göring , le cui dimore di Carinhall e di Berchtesgaden annoveravano un inestimabile patrimonio artistico, come ben documentato nel Catalogue Goering recentemente pubblicato dagli Archivi diplomatici francesi.
Circa venti milioni di opere, tra cui dipinti, sculture, mobili ed oggetti vari, sono stati depredati da musei, gallerie d’arte, collezionisti privati e, più spesso, da ricche famiglie ebree. La restituzione ai legittimi proprietari, sin dal primo dopoguerra, si è però dimostrata molto più complessa del previsto sia a causa della difficoltà nella ricostruzione storica dei vari passaggi di proprietà intrapresi nel frattempo dalle opere, sia per la lacunosità degli strumenti giuridici esistenti.
Per molte “fortunate” opere la restituzione è avvenuta poco tempo dopo il ritrovamento e fu resa possibile dall’opera di reparti militari specializzati esistenti sia all’interno dell’esercito inglese, sia all’interno dell’esercito americano, i cd. Monument Men guidati dalla Commissione diretta dal giudice della Corte Suprema Owen Roberts, e resi celebri da una recente filmografia. La creazione, immediatamente dopo il conflitto, di Collecting points tra cui quello di Monaco di Baviera, di Marburgo e di Wiesbaden, ovvero di centri di raccolta delle opere ritrovate finalizzati alla ricerca delle provenienze, rappresentò poi una tappa fondamentale nella fase restitutoria.
Dello stesso autore:
“Arte confiscata dai nazisti. Il 25° anniversario dei Principi di Washington.”
“Il Turchi ritrovato. Un’altra importante restituzione di un’opera d’arte trafugata dai nazisti.”
E’ inoltre doveroso ricordare l’impegno coraggioso di singole persone quali, solo per citarne alcune, in Francia, la responsabile del Museo Jeu de Paume, Rose Valand, incaricata poi dopo la guerra della direzione della Commissione per il recupero delle opere d’arte con sede a Berlino e, per l’Italia, il Ministro plenipotenziario Rodolfo Siviero attraverso il quale il nostro Paese fu uno dei primi a redigere una lista con i nomi delle opere trafugate, ed ancora per l’Italia, Pasquale Rotondi, sovrintendente delle Marche, grazie al cui impegno e coraggio sono state salvate più di 6000 opere appartenenti al patrimonio artistico italiano.
Ma tali azioni non furono sufficienti se pensiamo che, secondo alcune stime, ad oggi mancherebbero all’appello circa 70.000 mila opere, ancora “prigioniere di guerra” e di cui si sono comunque perse le tracce. Molte sono infatti le richieste avanzate dagli eredi degli originari proprietari all’”Art Loss Register” i quali reclamano la restituzione di quanto appartenuto alle loro famiglie. Talora le opere compaiono, dopo un lungo periodo di oblio, nel corso di qualche mostra o perché messe all’asta. In questi ultimi casi si apre uno scenario di contese e rivendicazioni che, più spesso, approdano in lunghi e difficili contenziosi.
Nonostante le convenzioni esistenti fra gli stati, persistono ancora oggettivi ostacoli legali e burocratici, alla restituzione delle opere d’arte trafugate, ai legittimi proprietari.
Il contesto normativo esistente non aiuta a facili e rapide soluzioni scontrandosi, inevitabilmente, con problematiche inerenti l’intervenuta “prescrizione” del diritto a reclamare il bene od al concetto di “buona fede” frequentemente invocato a tutela dell’”ignaro” acquirente.
Esistono peraltro importanti fonti come la Convenzione UNESCO del 1970 e la Convenzione Unidroit del 1995 nonché i Principi della Conferenza di Washington siglati nel 1998 od, ancora, la Conferenza di Praga e la Terezin Declaration 2009 per la restituzione delle opere d’arte alle famiglie vittime dell’Olocausto, ma spesso non sembrano sufficienti a risolvere in “maniera indolore” i contenziosi sorti.
Ma tornando al Vaso di Fiori di Jan Van Huysum, questa vicenda si è fortunatamente conclusa in tempi rapidi e con il successo per l’Italia di rivedere restituita l’opera che oggi, dopo una festosa cerimonia, è potuta ritornare a casa, a Palazzo Pitti, collocata nella Sala dei Putti, esattamente dove la volle due secoli fa Leopoldo II, granduca di Toscana
Un ruolo fondamentale nella restituzione del Van Huysum lo si deve all’Arma dei Carabinieri, Comando Tutela Patrimonio Culturale, a cui si debbono riconoscere tanti altri successi nel lavoro di indagine e ritrovamento di tante opere d’arte trafugate. Vi è stato inoltre il coordinamento svolto dalla Procura di Firenze che nel 2018 aveva aperto un’indagine intorno alla vicenda e certamente va riconosciuto un altrettanto importante lavoro svolto dalle diplomazie sia italiane che tedesche.
Speriamo che quanto accaduto per il Vaso di Fiori di Jan Van Huysum possa ripetersi anche per altre opere appartenenti al nostro Paese ed ancora oggi “ostaggio” di burocrazie e cavilli giuridici!
L’Avvocato Stefania Sardano si occupa di diritto dell’arte ed ha una significativa esperienza nella ricerca delle opere d’arte trafugate. E’ possibile contattarla nella sezione qui sotto: Consulenza legale in materia di patrimonio.